Ciao,
Ben ritrovato su The Nuts and Bolts! Io sono Emiliano Morgia: ogni settimana, curo una review delle notizie dal mondo di energia e ambiente, su cui riflettere e dialogare insieme.
👀 Cosa succede, di interessante?
1. LNG, come scommetterci?
2. Adeguatezza della rete: un rompicapo da TSO
3. Povertà energetica: come evolve in 🇮🇹
LNG, come scommetterci?
“E se poi te ne penti?”
- Maccio Capatonda
Con l’Italia, il Congo fa il suo debutto nel mercato dell’LNG.
In questi giorni, dall’impianto di liquefazione galleggiante (o FLNG) Tango partirà il primo carico di LNG diretto a Piombino. L’impianto, con una capacità di 1 miliardo di metri cubi all’anno, è stato realizzato in tempi record sull’onda del grande sforzo volto a ridurre la dipendenza dalla Russia: il primo mc di gas estratto dal blocco Marine XII è stato introdotto nell’impianto lo scorso Dicembre, dopo soli 12 mesi dalla decisione d’investimento.
A questo carico è previsto che ne seguano molti altri. Tanto è vero che il 17 Gennaio il cantiere navale cinese Wison Heavy Industry ha iniziato a costruire una seconda unità FLNG: dovrebbe entrare in servizio nel 2025, portando la la quantità di gas prodotto da Marine XII a 4.5 miliardi di metri cubi all’anno.
Il punto è che l’Italia, dov’è diretto questo carico, ha un curioso, doppio primato.
Da un lato, è stato uno dei Paesi europei che ha dimostrato più leadership, riducendo il consumo di gas di 14.4 miliardi di metri cubi. Dall’altro, non ha ancora rinunciato all’ambizione di diventare un hub europeo del gas: cosa che lo ha portato a pianificare dei nuovi terminali LNG nel prossimo futuro:
1x unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione (FRSU) al largo di Ravenna per il 2025 (capacità = 5 miliardi di metri cubi)
1x terminal LNG offshore a Porto Empedocle per il 2026 (capacità = 8 miliardi di metri cubi all’anno)
Considerati i 4 rigassificatori esistenti (a Panigaglia, Livorno, Porto Viro e Piombino, con capacità rispettivamente di 4 + 5 + 9 + 5 = 23 miliardi di metri cubi all’anno), vuol dire che l’Italia porterà la propria capacità di rigassificazione a 36, un +56%.
Eppure, proprio perché il consumo di gas s’è ridotto, da maggio 2022 il nuovo terminal di Piombino ha registrato un tasso di utilizzo di appena il 42%.
L’Italia, per la verità, non è l’unico Paese in questa situazione.
Da quando Putin ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022, in tutta Europa sono entrati in funzione 8 nuovi terminali e altri 13 dovrebbero diventare operativi entro il 2030. Ciò anche se il tasso di utilizzo medio si è aggirato, lo scorso anno, sul 60%.
Questo, per certi aspetti, è connaturato al mercato del LNG. Il vantaggio di caricare il gas su una nave, rispetto al gasdotto, è che può essere portato (quasi) ovunque e non in un singolo posto. Quindi un eccesso “strutturale” di capacità di rigassificazione serve per fare arbitraggio. Non a caso la capacità mondiale di liquefazione è circa la metà di quella di rigassificazione.
Tuttavia, se questi progetti faranno raggiungere all’Europa una potenziale capacità di importazione di 405 miliardi di metri cubi all’anno, ha senso chiedersi come fare un passo ma non più lungo della gamba - se la domanda dovesse rimanere sotto i 135.
Adeguatezza della rete: un problema da TSO
“Sarai pure senza problemi, ma di sicuro ci hai quello del ritmo.”
- Elio e le Storie Tese, Parco Sempione
Niente CO2 nefasta, ma questo, no, non basta.
Negli ultimi anni, la rete elettrica italiana (e in particolare: il parco di generazione) ha visto degli importanti cambiamenti. Dal 2010 e 2011, questi sono emersi in due trend opposti: una progressiva, impetuosa crescita delle fonti rinnovabili, arrivate nel 2022 a circa 37 GW, e una riduzione della componente termoelettrica tradizionale, oggi sui 61 GW rispetto ai 120 GW totali.
Questi due trend hanno sicuramente portato benefici.
In primis, hanno costruito un pezzetto sicurezza energetica: hanno ridotto la misura in cui dipendiamo da fonti fossili per produrre elettricità, passata nell’arco di 10 anni da 84.5% (2007) a 64.6% (2017). Si sarebbe potuto fare di più, specie in riferimento al gas, come abbiamo visto con lo scoppio della guerra in Ucraina.
In parallelo, è migliorata l’intensità carbonica del nostro parco elettrico: cioè i kg di CO2 emessi per unità di energia elettrica prodotta sono passati, nello stesso arco di tempo, da 0.23 kg CO2/kWh (2007) a 0.19 (2017) - salvo purtroppo invertire, in parte, il trend a seguito della pandemia e della guerra in Ucraina.
Al contempo, questa trasformazione ha anche creato scenari inediti per gli operatori di trasmissione energetica (c.d. Transmission System Operators o TSO), che sviluppano e gestiscono la rete di alta tensione.
Due parametri di importanza cruciale per i TSO sono la sicurezza e l’affidabilità della rete di trasmissione, poiché qualsiasi guasto sulle linee di loro competenza potrebbe ripercuotersi a valle: parliamo della rete in media e in bassa tensione, gestita da Enel e dalle altre utility ex municipalizzate.
Sicurezza e affidabilità che i TSO devono garantire anche con maggiore penetrazione di fonti rinnovabili non programmabili, caratterizzate da una natura intermittente e quindi dal fatto di poter essere indisponibili.
Per misurare la capacità del sistema di soddisfare il fabbisogno di energia elettrica nel rispetto dei requisiti di sicurezza e affidabilità del servizio, i TSO usano un parametro noto come “margine di adeguatezza”, dato dalla differenza tra:
somma della capacità di generazione nazionale disponibile e dell’importazione di energia elettrica dalle aree contigue, inclusi accumuli e demand-side-response
fabbisogno di energia elettrica
Come si legge nell’ultimo rapporto di Terna, nel 2014 avevamo 25 GW di adeguatezza a fronte di una domanda di punta che poteva arrivare ai 52 GW. Oggi siamo molto vicini a zero, anzi: saremmo a -6/7 GW, se non importassimo da Paesi confinanti (la Francia e la Svizzera in particolare). Nel 2022, abbiamo importato energia elettrica per circa 43 TWh, il 13.5% del nostro fabbisogno.
Tre i maggiori elementi di rischio per il sistema italiano:
periodi prolungati di alte temperature, che determinano una maggior richiesta di condizionamento estivo e dunque dei picchi nel fabbisogno
periodi prolungati di siccità, con conseguente calo della produzione idroelettrica e della disponibilità degli impianti termoelettrici - che vedono ridursi la portata d’acqua nelle opera di presa, o che devono fare un derating termico per evitare che la temperatura dell’acqua del mare in prossimità degli scarichi superi i limiti
riduzione del surplus di generazione nei Paesi confinanti (l’esempio perfetto sono i giorni 25, 26 e 27 luglio 2022, dove il margine di adeguatezza ha toccato i 0 GW a causa del prolungarsi della manutenzione su alcune centrali nucleari in Francia).
Per rafforzare il sistema rete, in Italia come altrove serviranno grandi investimenti. In tale prospettiva, è interessante la scelta del Regno Unito di affiancare al proprio TSO National Grid un organo tecnico dedicato, con tutte le competenze necessarie per un programma d’investimenti - valutati in modo “terzo” non a prescindere per il capitale investito, ma in base della loro efficacia nel rendere la rete più robusta.
Povertà energetica: come evolve in 🇮🇹
“Quando si parla di una società in cui gli sforzi siano destinati a migliorare l'uomo, a elevare la sua educazione, ad assisterlo, […] si ha tendenza a dimenticare un particolare importante: che tutto ciò richiede molta energia”
- Piero Angela
L’energia è, in fondo, la materia prima per eccellenza.
Per usare un’altra espressione cara a Piero Angela: non c’è bene o servizio che non sia prodotto da “ruote che girano”, e dunque da joule di lavoro utile. Dunque, se il costo dei joule aumenta in relazione al reddito, è inevitabile che a farne le spese siano i più vulnerabili: per es. pensionati, famiglie di immigrati o con minori.
In natura, il nostro benessere non è la condizione di default. Piuttosto, è un’eccezione che acquistiamo a caro prezzo a suon di joule. I joule abbondanti, affidabili e a basso costo non sono la regola.
Man mano che le bollette si fanno più care, le famiglie con redditi bassi fanno sempre più fatica ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici: pensiamo per es. a riscaldamento, raffrescamento, illuminazione e gas per cucinare. Ciò è tanto più problematico quanto più la nostra società diventa energy intensive, perché tale forma di povertà finisce per minare la capacità di una persona di condurre un’esistenza libera e dignitosa, come direbbe la Costituzione.
Per fare un esempio: vivere in case non riscaldate aumenta la probabilità di malattie respiratorie e cardiovascolari, cosa che nelle zone climatiche più rigide si traduce in un aumento del numero di morti nei mesi invernali. Nel Regno Unito, si stima che la riduzione di solo un grado nella temperatura interna rispetto ai valori ottimali (21 °C nella stanza principale, 18 °C altrove) causi in un anno ca. 3500 morti.
Siccome spesso e volentieri lo dimentichiamo, è una fortuna che ci sia l’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE) a occuparsene.
Questa settimana, l’OIPE ha presentato uno studio che prende le mosse dai dati 2022 e che racconta l’evoluzione del fenomeno povertà energetica in Italia a seguito del caro energia.
A valle della crisi seguita all’invasione dell’Ucraina, la spesa energetica delle famiglie (solo per la casa, dunque non comprensiva dei trasporti) è cresciuta del +32% anno su anno (+500 Euro all’anno) in media. Questo per via del fatto che i prezzi di elettricità e gas (la fonte più usata per il riscaldamento) sono aumentati del +50 e +35%.
Alla fine dell’anno, sono state circa 2 milioni le famiglie in povertà energetica, pari al 7.7% del totale: uno dei valori più bassi degli ultimi 7 anni, in calo dello 0.8% rispetto al 2021 (-189’000 famiglie).
Come mai, se i prezzi sono aumentati?
La risposta è che non basta guardare al dato medio, ciò che conta è la distribuzione. E infine, si deve tenere conto delle misure di protezione e promozione messe in atto. Se è vero che l’aumento dei prezzi c’è stato, l’impatto non è stato lo stesso per tutte le famiglie.
Le variabili in gioco sono tante: l’elasticità della domanda, il tipo di contratto (per es. la presenza di contratti a prezzo fisso) e l’aver ricevuto o meno misure governative di sostegno. Tutte le famiglie hanno visto aumentare l’incidenza della spesa energetica, però le più povere hanno sentito una crescita inferiore rispetto quelle con una spesa complessiva attorno alla mediana.
Questo perché le famiglie più povere hanno beneficiato delle misure generalizzate di contenimento dei prezzi (per es. eliminazione oneri generali, riduzione IVA), oltre che di trasferimenti mirati (per es. bonus energia, una tantum).
Su questo fronte, l’Italia è stato uno tra i Paesi che sono più intervenuti per mitigare gli effetti negativi dell'aumento dei prezzi dell'energia. Tra il Q2 del 2021 e il Q2 del 2023 abbiamo stanziato ben 91.2 miliardi di euro (= 4.8% PIL, a fronte del 3.5% della Francia o del 3.1% di Germania e Spagna).
I risultati hanno luci e ombre, specie sotto il profilo della sostenibilità fiscale.
Il nostro Paese, infatti, soffre di una “bulimia normativa”, che ci porta a modificare i provvedimenti più e più volte fino a snaturarli. Questa cosa è accaduta anche per i bonus elettrico e gas: come notava in questa memoria l’Autorità di Regolazione per l’Energia, le Reti e l’Ambiente (ARERA), nel tempo i due bonus sono diventati diversi dal disegno originario del 1/1/2021, cosa che ne ha fatto passare il costo da 200 milioni a 5 miliardi (cioè un aumento di 25x volte).
Forse questo è il messaggio più importante che traiamo dalla crisi del 2022.
Creare un miglioramento stabile nelle condizioni delle famiglie in povertà energetica passa per il riconoscimento del fatto che le politiche di protezione sono simili a dei “cerotti”: nel breve, evitano l’emorragia mantenendo un livello minimo di accesso ai servizi energetici, ma poi servono politiche di promozione più a lungo respiro.
🧰 Toolbox
OIPE, Evoluzione della povertà energetica in Italia, 2024
Terna, Rapporto di adeguatezza Italia 2023, 2023
🔊 Resonance frequency
Passa un buon weekend, facendo ciò che ti rende felice. Leggendo un libro, lontano da molesti pim pam pum, oppure suonando sbagliato (anche se a qualcun altro non va).
Elio e le Storie Tese - Parco Sempione (2008)