L’energia è l’unica moneta universale, necessaria per ottenere qualsiasi cosa.
- Vaclav Smil
La nostra specie è forse la cosa più interessante che ci sia nell’universo.
Di certo, sul pianeta Terra. Per una varietà di motivi, ma su tutti per questo: riusciamo a produrre conoscenza, cioè informazione che ha il potere di “far accadere delle cose” e di trasformare il mondo. Una di queste cose, a mio avviso la più stupefacente, è l’uso dell’energia.
Se l’energia è la moneta universale, noi uomini siamo l’unica specie sul pianeta Terra capace di usare conoscenza per estrarre e “spendere” i Joule che si trovano al di fuori del nostro corpo. Negli ultimi 10’000 anni, abbiamo affinato l’abilità di trasformarla - con efficienza via via maggiore e a costi via via più bassi - in lavoro meccanico, calore, luce e corrente elettrica.
Il risultato è stato un progresso miracoloso in tutti gli aspetti della nostra esistenza: la produzione di cibo, l’industria, i trasporti, la qualità della vita, la comunicazione - così come il nostro rapporto con l’ambiente.
Fino a oggi, infatti, questo progresso è stato alimentato in larga parte da combustibili fossili. Non certo per un caso (o a causa di un complotto), ma perché le caratteristiche fisiche e chimiche di carbone, petrolio e gas naturale li rendono specialmente adatti a produrre energia in modo economico, affidabile e abbondante.
D’altra parte: una volta riesumati dal sottosuolo, i combustibili fossili hanno scatenato conflitti, inquinato e aggiunto CO2 all’atmosfera. Con tutto ciò che ne consegue, e di cui siamo ben consapevoli da almeno un secolo e mezzo.
Perché non facciamo meglio?
Perché, credo, pensiamo male: muoviamo da ipotesi erronee, utilizziamo definizioni fuorvianti e applichiamo metodi di ragionamento non corretti. Pensare male in fatto di energia e di ambiente ci intrappola tra profezie inquietanti e soluzioni irrealistiche, impedendoci di colmare la distanza che c’è tra il “dover essere” dei modelli e l’”essere” della realtà.
Pensare male in fatto di energia e ambiente è:
molto facile - dal momento che lanciare (e raccogliere) slogan costa poco
molto rischioso - dal momento che valutare politiche in base alle intenzioni che le ispirano e non in base ai loro risultati, in ultima analisi, danneggia l’ambiente
Al contrario, pensare bene è una fatica: è pesante e spesso poco piacevole, ma è anche l’unico tipo di fatica che genera risultati concreti.
Che cosa possiamo fare?
Io mi chiamo Emiliano, ho 35 anni e, da quando ho memoria, faccio i conti con questa fatica. Dal 2013, mi guadagno da vivere (e mi diverto) come ingegnere, occupandomi di energia e ambiente: osservo da vicino il moto di questo meccanismo complesso, senza sapere com’è fatto il treno di ingranaggi che lo fa muovere ma con l’ardente desiderio di capirne di più.
Questa è la mia newsletter: si chiama The Nuts and Bolts perché vorrebbe essere un luogo in cui smontare insieme i pezzi, man mano che imparo, e provare a ricostruire che cosa fanno.
La mia ambizione è di portarti un approccio diverso: incentrato sul benessere umano, ragionevolmente ottimista e orientato alle soluzioni concrete.
(Niente che elimini del tutto gli scossoni. Tuttavia: negli anni, mi ha sorpreso scoprire quanto sia riuscito ad imparare grazie a questo approccio, a patto che io fossi disposto a sporcarmi le mani.)
Grazie della fiducia e buona lettura.
🧰 Toolbox
Deutsch D., L’inizio dell’infinito, Einaudi, 2013
Epstein A., In difesa dei combustibili fossili, IBL Libri, 2019
Nicolazzi N., Elogio del petrolio, Feltrinelli, 2019
Smil V., Energia e civiltà - Una storia, Hoepli, 2021
🎨 Artwork
Pignatti L., Nuts and Bolts (2023)
Lieto di vederti scrivere qui. Mi piace molto il modo in cui inquadri la questione, in particolare la “fatica” del pensare “bene”...
Bravo Emiliano, non perdere questo spirito. Mi fa piacere vedere nella biografia indicata "l'inizio dell'infinito" di Deutsch, un libro veramente ricchissimo, poco conosciuto ma davvero stimolante